Amore e vecchiaia secondo Chateaubriand

Amo molto leggere, di tutto. Si fanno scoperte interessanti. Anche il concetto di amore e vecchiaia in Chateaubriand. Leggendo il breve testo Amore e vecchiaia di François-René de Chateaubriand, infatti, pagine che Sainte-Beuve riteneva provenire dalle Memorie d’oltretomba da cui sarebbero state strappate in seguito al pentimento dello scrittore stesso che le aveva concepite, i sentimenti potenti si accavallano, vacillano, poi scaturiscono decisi. Sembra proprio la produzione senile di uno scrittore che fu favorito da una lunga esistenza, vivendo fino a non riuscire a compiere solo per un soffio (cosa sono infatti due mesi in un così lungo tempo?) ottant’anni.

Sono, più che un vecchio innamorato, un innamorato vecchio, ma non compatitemi

Le pagine mostrano un uomo che oramai ha vissuto il suo meglio e si avvia senza speranze verso la monotonia di giorni tutti uguali, vuoti, segnati da albe faticose e sere senza il conforto dell’amore. Poi, improvvisamente, una ragazza rivolge il suo sguardo benevolo proprio a lui e il dubbio amletico lo assale. Accettare o non accettare quel dono così inatteso ? Decidere provoca in lui indicibili tormenti. Eppure questo vecchio è capace di superare la propria disperazione e si rivolge lucidamente alla donna che ha posato su di lui i suoi giovanili occhi. Per quale motivo? Forse per lei è solo un gioco, forse un sentirsi lusingata nella sua bellezza dal ricevere le attenzioni di chi non può fare altro che adorarla. Ma il poeta rifiuta di aprire a lei le porte del proprio cuore, rifugge i caldi abbracci, i baci di cui da tempo non gusta più il sapore. Egli non vuole che la fanciulla entri nel suo alloggio notturno e che “respiri l’aria che respira di notte”, allora sarebbe troppo tardi. Meglio allora fermarsi in tempo, quando ancora esiste la dignità di saper dire “no!”.

L’uomo la immagina già, dopo il compiersi dell’atto, svolazzare tra le braccia di un giovane amante, intenta a purificarsi dalla stretta delle sue tremanti membra anziane, quando si volgerà ad offrirgli sentimenti che lo faranno soffrire: venerazione, amicizia rispetto. Tutte cose che trapassano il cuore perché vestite comunque di pietà e commiserazione. Allora, se il vecchio avrà accettato di aprire le porte alla passione, pagherà la sua debolezza sprofondando nei tormenti amorosi e rendendosi ridicolo, perché, una volta che ella gli sia appartenuta, solo la morte di uno dei due lo indurrà a rinunciare a quel possesso.

E poi, perché un vecchio deve giurare amore eterno? Anche il suo sentimento potrebbe mutare. Qui scaturisce tutto l’orgoglio di chi non vuole ammettere di essere, o di essere diventato per età, la metà più debole. La ragazza, bisogna ammetterlo, sarà giovane ancora a lungo quando il tempo di lui sarà scaduto. Non è stato anch’egli giovane, convinto di poter protrarre a lungo quella età così tenera? Quando si struggeva nella notte dietro a fallaci amori e si ripeteva: “Sbrigati, dunque, a essere felice! Un giorno ancora e non potrai più essere amato!”. Eppure era sempre convinto di avere tempo, tanto tempo.

Quanta sofferenza misurata, quanto orgoglio in quei quattordici foglietti che dovevano essere bruciati e che furono sottratti all’autore da un copista truffaldino che sperava di guadagnare qualcosa da quel furto! Il malfidato segretario li vendette al poeta Bricon che, nel 1852, quando oramai Chateaubriand non c’era più e non poteva opporsi al sopruso, li cedette alla Biblioteque Nationale dopo averli, con filologica cura, numerati e titolati. Ed è così che il racconto del non concedersi a un capriccio giovanile, strappato all’oblio a cui era stato condannato, è potuto giungere fino a noi, che leggiamo, a ricordarci che la passione amorosa non ha età, che non è turpe per un vecchio cuore tremare d’amore. Tutto questo non ha nulla a che fare con i vergognosi fatti che quotidianamente siamo abituati ad assorbire dalla cronaca, codesti sono solo un regalo del nostro tempo; quello descritto in tali mirabili pagine è, al contrario, un sentimento puro e sincero, qualcosa contro cui si lotta, perché in questo caso la crudeltà dimora presso la ragazza, e lo spirito più debole e vinto è quello del vecchio poeta innamorato.

Per sdrammatizzare un po’ su un argomento di per sé troppo serio ricordo che un pittore del ‘500, Lucas Cranach, uno dei principali interpreti della scuola danubiana e della Riforma luterana nell’arte, dedicò alcune sue opere alle coppie mal assortite, una serie di oltre quaranta quadri che rappresentano coppie formate di solito da vecchi e giovani donne e, in alcuni casi più rari, da uomini nel fiore degli anni e donne anziane. Qui i vecchi, uomini e donne senza distinzione alcuna, lungi dal possedere la caratura morale e la dignità dell’anziano Chateaubriand, si procacciano le attenzioni di giovani di bell’aspetto. In tutti i dipinti però si comprende quanto queste coppie siano scevre da un vero sentimento d’amore, ma il loro stare insieme sia mosso da un duplice vantaggio (ad esempio la ragazza pesca dalla tasca del vecchio del denaro e la vecchia sdentata paga il bel giovane per essere abbracciata). Il messaggio è chiaro: le coppie male assortite portano, secondo questo austero pittore, alla depravazione e al ludibrio, alla perdita di ogni dignità. Oggi forse non ci facciamo più troppo caso, ci siamo sin troppo abituati a vedere ogni giorno sbucare dai teleschermi o dai nostri smartphone le immagini di queste moderne coppie male assortite. Un vero e proprio sdoganamento del cattivo gusto, perdita del buon senso, della buona morale, del buon sentimento e di ogni altro “buon” che può venirci alla mente. Allora non c’è più ironia né satira a smorzare i toni, non c’è più la gentile mediazione dell’arte o un’autorevole voce narrante. Ma, come ho già detto, si fa l’abitudine a tutto.

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