Gimbo e il gesso “Road to Tokyo”

Come si fa a non parlarne? Gimbo e il gesso “Road to Tokyo”. Perché sì. a Tokyo oltre a Jacobs c’era anche Tamberi.

È il 1 agosto 2021. Ore 14:07. Tamberi detto Gimbo salta 2.37 al primo tentativo. Barshim sbaglia l’ultimo salto a 2.39. Anche Tamberi sbaglia a 2.39. La stessa progressione di salti, significa oro a pari merito, oppure effettuare un salto a eliminazione. Ma Barshim chiede l’assegnazione del doppio oro, e Tamberi detto Gimbo è d’accordo. Si abbracciano esultanti, condividendo quel momento.

Tamberi di solito disputava le finali con mezza barba. Metà faccia da bambino, metà da uomo con l’aspetto di una sorta di divinità orientale che spartisce il bene dal male, l’oggi dal passato.

Quella barba che gli ha regalato il soprannome di Half shave, che si aggiunge a quello di Gimbo. Tamberi questa volta, in questa finale cruciale, ha abbandonato la mezza barba, il suo rito di rasare solo la parte destra del viso, un gesto usuale, quasi potesse aiutarlo a vincere, a migliorare le sue performance. Agli Europei del 2021 aveva stupito il pubblico sfoggiando una chioma bianca, da elfo del Signore degli Anelli.

Ma a Tokyo, Gimbo “Half shave” abbandona queste piccole mosse scaramantiche. Questa volta è qui dopo essere passato attraverso la fatica e il dolore, e la sua forza di volontà gli ha fatto superare quel muro, quella ferrea volontà di non gettare la spugna che solo i migliori possono vantare.

Infatti, dopo il record italiano con 2.39 a Montecarlo, nel 2016, Gimbo subì un infortunio alla caviglia sinistra che gli impose di rinunciare alle Olimpiadi di Rio. Sul podio di Tokyo 2020 Gimbo, abbracciando Barshim, il vincitore a pari merito dell’oro, solleva come un trofeo il gesso della sua gamba; sopra c’è la scritta “Road to Tokyo” con un 2020 cancellato e corretto con un 2021.

In quella scritta è riassunta tutta la dura lotta per tornare a sognare ancora l’oro olimpico. Tamberi ha sostituito la mezza barba e i capelli ossigenati con un gesso che ha custodito per tanto tempo la sua caviglia e il suo sogno di ricominciare, e ora quel gesso è diventato per lui il simbolo di una lunga e faticosa strada per la vittoria. E di un atleta che ce l’ha fatta.

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