Oggi compio cinque anni

Oggi compio cinque anni

Non ho avuto un percorso professionale lineare.

Quando mi sono laureata in Lettere classiche a pieni voti ero convinta che in tanti avrebbero bussato alla mia porta a domandare: “Abita qui la dottoressa Laura Corsini? Vorremmo proporle un lavoro qualificato e ben pagato, se desidera accettare”.

L’amara realtà era diversa. Tentai come insegnante alle scuole superiori private, girando con un curriculum scritto in word in varie copie tutti gli istituti di Bologna. Lo accettavano di buon grado, gentili. Nessuno si degnò di farmi fare neppure una prova, né di contattarmi per una supplenza. Speranzosa, frequentai anche un corso per disoccupati, che servì solo a passare un po’ il tempo in compagnia, dato che la più disoccupata e disperata era proprio la relatrice.

I concorsi pubblici

Dopo aver tentato ancora, per me che sono timida un patimento che non dico, a domandare ogni sorta di lavoro, anche da operaia, senza nessun esito, decisi di buttarmi nei concorsi. I preferiti erano quelli per le biblioteche, però mi iscrissi a tutti: impiegato amministrativo, segretario nelle scuole, usciere della Prefettura.

I concorsi in biblioteca andarono oltremodo male, in quanto io avevo nella mia bisaccia tanta teoria e zero pratica e nelle prove preselettive ti chiedevano cos’è Sebina. Lo so molto bene, ora, un programma che uso quotidianamente. A quel tempo credevo si trattasse di una marca di bambole.

Ufficio di collocamento

Tentai pure con le aste del collocamento e mi chiamarono per una selezione: impiegato dattilografo categoria B3, in pratica un impiego accessibile con la terza media. Andava benissimo. La prova consisteva nell’accendere un PC e creare una cartella, aprire un editor di testi e digitare una lettera di cui fornivano il modello. Compii con grande loro meraviglia tutto in maniera impeccabile. Si era nel 1996 e tanti non sapevano neanche accenderlo, un PC, mentre io lo avevo utilizzato per la tesi.

Mi presero, entusiasti, e con grande umiltà imparai cose che non avrei mai creduto di dover apprendere nella vita, come liquidare una fattura, protocollare una lettera, fare copie conformi delle delibere di Giunta, pubblicare all’albo. Nella consapevolezza che i sei mesi prorogabili sarebbero trascorsi in un battito di ciglia, mi rimisi a fare concorsi banditi in tutta l’Emilia Romagna, da Sala Bolognese a Santa Sofia non me ne lasciavo sfuggire uno.

A volte arrivai nella top ten, però i posti disponibili erano meno, a volte mi classificai seconda con un posto solo. Delusa e amareggiata, con tanta buona volontà, continuai. Studiavo diritto amministrativo e legislazione degli Enti locali quando potevo, con una bimba piccolissima che a volte mi accompagnava, aspettando fuori. Non era ancora uscito il Testo unico, però il periodo era quello di grandi cambiamenti con la 241 ed altre Leggi del 1990, pietre miliari nella rivoluzione della PA. Incredibile, quelle materie astruse erano, in fondo, interessanti.

Ho vinto

Poi, nello scritto di un concorso della Comunità Montana di Zocca realizzai punteggio pieno. Buon voto anche nella prova Excel e nell’orale, tostissimo, così, finalmente, prima in graduatoria. Un part time 18 ore al protocollo, non un granché per una che aveva grandi sogni, comunque un posto a tempo indeterminato. Ricordo ancora quando tornai a casa dopo la notizia, e mi par di rammentare che le ruote della Panda non toccassero l’asfalto, non so perché.

Mi gettai con passione in ogni mansione, dalle più umili alle più complesse che mi affidarono. Anche lì, pur acerba in ogni altro ambito, ero l’esperta per eccellenza di nuove tecnologie, e mi occupavo di software, ma anche di turismo e di eventi. Le ore da 18 diventarono 30, infine 36. Fu un bel periodo. Imparai moltissimo, perché quando si è in tre a svolgere ogni mansione, devi essere edotto di ragioneria, personale, agricoltura, vincolo idrogeologico, amministrazione.

Al Welfare

Quando, nel 2009, la Regione Emilia-Romagna decise che il nostro era un ente inutile e lo soppresse, chiesi il trasferimento a Vignola. C’era un posto al Welfare, mi proposi e lo ottenni senza sforzo. Immigrazione, giovani, servizio civile, bonus sociali, centro per le famiglie, contributi alle associazioni. Tra determine, liquidazioni, fatture elettroniche, tracciabilità, spilt payment, Mepa e Durc furono i quasi otto anni più critici della mia intera vita. Tutto quel lavoro amministrativo mi ammazzava, però in Piazza Carducci trovai una cara amica, e questa è la nota bella in tanta letale burocrazia. Fu allora che cominciai come volontaria in una casa editrice, per occuparmi, nel tempo libero, anche di cose che mi piacevano e per imparare il mestiere. E presi a scrivere libri e pubblicare.

Infine in biblioteca

Nel 2018 il settore cultura del Comune di Vignola indisse una mobilità volontaria per un posto in biblioteca. Ci voleva l’esperienza e farcii la domanda con tutte quelle in mio possesso, quali cultura, eventi, turismo, promozione territoriale, formazione, compreso un periodo da volontaria in una minuscola biblioteca a sistemare il bailamme più completo che vi regnava. Presi, nel CV, punteggio pieno, e al colloquio fui davvero chiara. Non ne sapevo nulla di biblioteche, catalogazione, acquisti, macero, servizi agli utenti, comunicazione. Mi ero fatta una rinfrescata alla teoria, la classificazione decimale Dewey e il Codice dei beni culturali. Mi presentai per quello che in realtà sono: una persona curiosa, che impara molto in fretta, che ama i libri e non si ferma. Morale, mi offrirono il posto e il 1 marzo 2018, esattamente cinque anni fa, entrai in quella biblioteca non più da utente, bensì da bibliotecaria. Ho frequentato, da allora, tutti i corsi possibili immaginabili, sia in presenza che on line, sto imparando a 50 anni una professione che avrei voluto fare a 25 con l’entusiasmo di un neofita. Le difficoltà ci sono, ma le supero dopo tre sospironi profondi. Tanto che già penso con tristezza all’ultimo giorno in cui entrerò da quella porticina sul retro, che dà su un meraviglioso convento. Questo posto me lo sono conquistato con un bel po’ di sudore e me lo vorrei tenere più a lungo possibile. 

Una strada dissestata, che porta ugualmente a destinazione

Non ho avuto dunque uno di quei percorsi stile autostrada, la mia è una stradina sassosa tutta curve e deviazioni, con un po’ di buche e lavori in corso. Non è tutto sprecato, però, conosco cose che quasi nessun bibliotecario conosce, la parte amministrativa del lavoro, come si protocolla, come si fa un bilancio, una Relazione Previsionale e Programmatica, un RDO sul MEPA, su IntercentER.  Cose di cui però spero di non dovermi occupare. Mai più. Ne so anche di editoria, conosco abbastanza bene l’inglese, so aggiornare un sito web, realizzare grafiche accattivanti e mandarle in tipografia con i parametri che servono. E, credetemi, non ho intenzione di fermarmi qua.

Buon quinto compleanno alla me bibliotecaria.

 

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