Un piccolo impiegato, a volte un eroe

Un piccolo impiegato, a volte un eroe.

Perché non bisogna pensare che l’eroismo sia quello degli zang zang tumb tumb.

A volte l’eroe è silenzioso, solo lui lo sa il sacrificio, l’azione nobile che ha compiuto.

Un piccolo impiegato, a volte un eroe.

Perché ho incominciato la mia carriera nella Pubblica Amministrazione proprio da lì, dall’ufficio più umile in assoluto, quello che non richiede un ragionamento che sia uno (così erroneamente si pensa), un’iniziativa che sia una. Sto parlando dell’ufficio protocollo. Centinaia di lettere in arrivo da aprire col tagliacarte, registrare, smistare, timbrare o etichettare, fascicolare. Lettere in partenza da protocollare, far firmare, spedire.

Non ci vuole una laurea, d’accordo. Ma anche in quell’ufficio dal quale vedevo passare la posta che non era mai per me, con un condimento di puro entusiasmo, sono riuscita a imparare, osservare, capire. Perché quelle lettere si possono protocollare così, senza nemmeno leggerle. Oppure si possono interrogare, per capire le dinamiche dell’Amministrazione, sempre molto istruttive.

Non ci sono rimasta tanto, in verità, in quell’ufficio, ma ho capito una cosa. Ogni lavoro può essere svolto in cento maniere diverse, e una di queste è metterci sempre, se non un extra mile, almeno un extra metro.

Poi ho visto “Un borghese piccolo piccolo” con Alberto Sordi, film tratto dall’omonimo romanzo di Vincenzo Cerami. Un mediocre impiegato ben inserito nelle maglie corrotte della burocrazia, a un tratto si trasforma, in quel caso in una sorta di mostro vendicatore. Mi ha ispirato, mi ha fatto pensare a quante vite piatte in un attimo possano essere sconvolte, diventare vite straordinarie.

Ecco allora che l’impiegato dell’ufficio protocollo è diventato un personaggio emblematico anche di una società disgregata, un mondo privo di domani dove tutti vogliono essere sulla cresta dell’onda e nessuno vi è, dove la lotta quotidiana si fa davvero ricerca di un seppur minimo senso nel grigio compatto in cui siamo spinti.

Prima racconto breve e poi romanzo, l’ho spedito quasi per gioco a una Casa editrice che lo ha apprezzato. Così, presto, questo microscopico eroe dei nostri tempi prenderà vita tra le pagine di un libro.

 

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