Una menzione speciale a tutti i perdenti

Una menzione speciale a tutti i perdenti è ora un obbligo.

Dopo aver passato in rassegna campionesse e campioni di ieri e di oggi mi sento in dovere di spendere qualche parola per tutti quegli atleti che, pur impegnandosi e facendo sacrifici, non hanno mai vinto nulla.

Io non proprio come posso dirmi propriamente una sportiva, ma negli anni della scuola media e superiore mi allenavo per partecipare ai Giochi della Gioventù. Il prof ci faceva fare i giri dell’edificio scolastico, i miei compagni si fermavano dal lato opposto dell’edificio, dove lui non li poteva vedere, sedevano un po’ sui gradini, mentre io sudavo e spingevo sui polpacci, stringevo i pugni e continuavo a girare in tondo.

Risultato? Loro portavano a casa la medaglia, io mi piazzavi sempre tra gli ultimi.

Nella squadra di pallavolo ero naturalmente in panchina, perché se ci davo di bagher mi veniva il polso violaceo e per la schiacciata avevo l’elevazione di un porcellino d’India. Dalla panchina guardavo le mie compagne strisciare le ginocchia sul linoleum, dare sonore pacche al pallone e farlo schizzare nel campo avversario.

A nuoto ero una sorta di cane che affoga, nell’atletica leggera un sacco di patate. Ma non mi davo per vinta e mi allenavo, saltavo, mi tuffavo con l’acqua che mi entrava nel naso. Chissà quanti atleti, anche molto più dotati di me, quotidianamente si alzano all’alba e stringono i denti, si allenano qualche ora, corrono, saltano, pedalano, schizzano, camminano sulla trave e poi vanno, come tutti, al lavoro o a scuola.

Una menzione speciale a tutti i perdenti, atleti che gareggiano senza vincere uno straccio di premio, ma che ci provano e provano ancora.

Google non ne fa nessuna menzione, naturalmente, non hanno un buon SEO i perdenti. Anche se De Coubertin diceva che l’importante è partecipare.

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