Dopo aver imparato come tenere sempre il lettore col fiato sospeso, ora andremo a distinguere due cose che spesso vengono confuse tra loro, ovvero licenza poetica e stile personale.

Uno scrittore navigato potrà sicuramente concedersi qualche violazione delle regole, mentre per un esordiente è sempre pericoloso, in quanto sicuramente la licenza poetica verrà scambiata per ignoranza.

Se si vuole puntare sull’originalità è meglio pensare a plasmare il proprio personalissimo stile, più che intervenire sulla grammatica. Leggere molto e un po’ di tutto è importante per conoscere i vari stili e le diverse tecniche, e per fare propri una determinata musicalità e un registro lessicale.

Ho di recente letto Uomini e no di Elio Vittorini.

La tecnica scelta dall’autore per dipingere l’orrore di una rappresaglia nazista a Milano è quella di ripetere ossessivamente scene e immagini, frasi, di ridescrivere la morte violenta più e più volte, da angolazioni diverse.

Lo stile è ermetico, sfuggente, caustico. Sicuramente uno stile originale, un taglio diverso da qualsiasi altro.

Gli stessi eventi, descritti da un autore diverso, avrebbero un differente colore, susciterebbero altri sentimenti.

Può piacere o non piacere, però è un marchio d’autore fuori da ogni ambiguità.

Bukowski è lui e solo lui, perché imitarlo? E perché acquistare il pacchetto predigerito dello stream of consciousness di Virginia Woolf?

Alleniamoci ad ascoltare, a rileggere il nostro testo ad alta voce. Pian piano quella voce si abbozzerà, prenderà la giusta intonazione. E sarà il nostro personalissimo modo di vedere il mondo.

Licenza poetica e stile personale possono essere due cose molto diverse tra loro.

Evitiamo, per ora, la prima, e concentriamoci sul secondo con energia e passione.

 

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